Lofarma respirare è vivere
Lofarma respirare è vivere
Charles Blackley (1820-1900)

Il calendario pollinico fornisce informazioni su quando e dove si ha il rilascio di un determinato allergene, rivelandosi uno strumento fondamentale per permettere a coloro che soffrono di allergia ai pollini – circa il 25% della popolazione europea, in continuo aumento secondo le stime – di gestire al meglio la propria patologia. 

L’idea di misurare le variazioni stagionali dei pollini nell’ambiente e di collegarle con le manifestazioni di allergia respiratoria nasce da Charles Blackley (1820-1900), medico inglese oggi considerato il pioniere degli studi di diagnostica sulle allergie respiratorie stagionali.

Le prime osservazioni sui pollini come allergeni risalgono alla seconda metà del 1800, quando Blackley iniziò a cercare di individuare tutti i fattori che potessero scatenare i sintomi della cosiddetta hay fever (o ‘febbre da fieno’), un’infiammazione delle prime vie respiratorie [scatenata dal contatto con gli allergeni contenuti nei granuli di polline] oggi nota come rinite allergica acuta o pollinosi, da cui egli stesso era affetto. Blackley si sottopose all’esposizione a diversi possibili agenti causali e, mediante l’osservazione dei suoi sintomi e l’analisi al microscopio di alcuni preparati di polvere, scoprì che i pollini delle piante rivestivano un ruolo significativo nella genesi degli attacchi di asma.

Nel 1873, con un esperimento che può essere considerato il primo “skin test” della storia della medicina, egli applicò del polline in un piccolo graffio sulla cute e dopo pochi minuti ottenne una reazione con formazione di un caratteristico ponfo, arrossato e pruriginoso.

Al fine di conoscere la dispersione dei pollini nell’atmosfera, mise a punto un metodo di studio che consisteva nel lanciare in aria un grande aquilone, ritirarne il filo dopo circa mezz’ora ed ispezionare attentamente le due superfici sulle quali, grazie ad un sistema adesivo, rimanevano ‘catturati’ i pollini. Procedeva quindi al conteggio degli stessi, tenendo conto delle dimensioni della superficie e del tempo di esposizione.

Dopo aver analizzato i pollini di più di 35 varietà di piante, nel 1866 Blackley riuscì a disegnare su carta millimetrata l’andamento della stagione pollinica dal 28 maggio al 1° agosto a Manchester.

Fu così il primo a comporre un calendario pollinico sulla base delle variazioni della concentrazione atmosferica dei granuli pollinici catturati. 

Oggi, il monitoraggio del polline aerodisperso è diventato un’attività di routine, e durante la stagione pollinica i risultati giornalieri e previsionali spesso integrano le normali previsioni meteorologiche. Tale monitoraggio rientra tra le attività dell’Aerobiologia, disciplina scientifica – di recente introduzione – che studia l’origine, il trasporto, la distribuzione e la deposizione di particelle di origine biologica, tra cui i granuli pollinici, nell’atmosfera. La dispersione in atmosfera di queste particelle determina la formazione di un ‘aerosol biologico’ che, a contatto con le vie respiratorie, può essere causa di malattia, motivo per cui l’aerobiologia è ormai da tempo utilizzata in campo allergologico per la valutazione delle allergie respiratorie. I moderni campionatori volumetrici permettono di studiare la distribuzione e la concentrazione dei pollini nell’aria, seguendone l’evoluzione nei vari periodi dell’anno. Con questi dati è possibile stilare il calendario pollinico che, assieme al bollettino settimanale di pollini e spore, rappresenta una delle delle più diffuse e conosciute modalità di divulgazione dei dati del monitoraggio aerobiologico.

Il calendario pollinico, come detto, permette di individuare i luoghi e i momenti in cui il polline al quale si è allergici è maggiormente concentrato nell’aria. Poichè limitare il contatto con l’allergene è fondamentale per non innescare i sintomi, esso consente quindi al soggetto allergico di adottare una serie di comportamenti atti a prevenire la sintomatologia allergica.

Ad esempio, grazie al calendario è possibile conoscere i giorni di ‘picco pollinico’, in corrispondenza dei quali il paziente allergico provvederà a prendere alcune precauzioni quali evitare prolungate attività all’aria aperta o aprire le finestre durante la notte e chiuderle durante il giorno, programmare i farmaci sintomatici da avere con sé in modo da prevenire l’attacco d’asma e/lo la rinite.

Il calendario pollinico rappresenta uno strumento prezioso anche a fini diagnostici e terapeutici per tutti gli operatori sanitari che interagiscono con i soggetti allergici.

In particolare, per l’allergologo diventa un’utile supporto per:

  • formulare una precisa diagnosi della causa delle manifestazioni allergiche stagionali che il paziente accusa
  • scegliere un adeguato trattamento farmacologico e adattare la terapia, compresa la modulazione dei dosaggi di immunoterapia specifica
  • effettuare una previsione dei periodi critici
  • valutare l’efficacia del trattamento eseguito, in modo da poter programmare una migliore prevenzione e terapia per la stagione successiva

In aggiunta, nella ricerca il monitoraggio pollinico si è rivelato fondamentale in corso di studi programmati su terapie farmacologiche o di immunoterapia nelle pollinosi.