IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA GESTIONE DELLE ALLERGIE IN MONTAGNA
Con la primavera inizia il periodo perfetto per dedicarsi al trekking in montagna, anche se alcuni escursionisti potrebbero non godersi a pieno questa stagione, per colpa di una fastidiosa compagna di camminata: l’allergia. Ciò potrebbe diventare un problema sempre più accentuato e diffuso a causa dei cambiamenti climatici che si stanno verificando negli ultimi anni.
Il cambiamento climatico, infatti, sta causando effetti importanti sull’ambiente montano: l’aumento della temperatura ne sta alterando l’ecosistema, modificando la proliferazione di allergeni quali acari e pollini, con effetti marcati sugli escursionisti sensibili. In aggiunta, nell’ultimo secolo, il massiccio aumento delle emissioni di inquinanti atmosferici ha reso la qualità dell’aria un problema importante non solo nei centri urbani, ma anche in aree montane dove in precedenza l’aria era considerata totalmente pura e incontaminata. Studi recenti confermano che, nonostante la qualità dell’aria sia abbastanza buona, numerose vallate alpine sono sottoposte ad un inquinamento eccessivo, con concentrazioni polveri sottili di diametro > 2,5 µm, troppo elevate rispetto ai valori raccomandati dall’OMS. Gli agenti inquinanti emessi in territorio non alpino possono essere infatti trasportati su lunghe distanze (anche > 100 km!) ed arrivare fino alle regioni montane.
Le condizioni climatiche influiscono sull’entità di reazioni allergiche e sulle caratteristiche degli aero-allergeni, in virtù della sinergia tra variabili climatiche ed inquinanti atmosferici. Se l’aria è inquinata, allergie e malattie respiratorie come l’asma aumentano, come confermano diverse ricerche svolte negli anni, secondo cui esisterebbe una diretta correlazione tra inquinamento (in e out door) e patologie quali asma e rinite allergica.
Gli allergeni più importanti nell’ambiente montagna sono rappresentati da pollini ed acari.
Per quanto riguarda i primi, numerosi studi e rilevazioni di aerobiologia dimostrano che la carica pollinica diminuisce con l’aumentare dell’altitudine. Normalmente, le piante in grado di produrre pollini di graminacee vivono in ambienti temperati: bassissime temperature e alte temperature ne inibiscono la pollinazione. Tuttavia, parametri climatici quali temperatura ed umidità mostrano di avere un effetto sulla tempistica di fioritura e quindi di comparsa del polline in atmosfera e, conseguentemente, sui quantitativi di polline presente nell’aria nei diversi periodi nell’anno. Inoltre, i pollini possono essere trasportati dal vento e percorrere distanze anche molto lunghe.
Un progressivo innalzamento di temperatura e umidità, quindi, anche nelle aree montane, ne favorisce la presenza in aree un tempo impensate, con concentrazioni in grado di evocare sensibilizzazione e sintomi allergici anche importanti.
Per gli allergici ai pollini che amano la montagna, questi i suggerimenti:
- Ridurre le attività all’aperto nei luoghi in cui sono presenti le piante responsabili della propria allergia. La stagione primavera-estate è la preferita dai trekker, ma attenzione: svariati pollini vengono rilasciati nell’aria soprattutto nelle giornate calde, secche, assolate e leggermente ventilate;
- Se viaggiate in auto per raggiungere il punto di partenza di un’escursione, meglio mantenere i finestrini chiusi;
- Dopo un’escursione all’aperto, è opportuno fare la doccia per rimuovere i pollini che si sono accumulati sui capelli ed evitare di tenere in camera da letto gli indumenti utilizzati durante il giorno; bisognerebbe inoltre evitare di far asciugare il bucato all’aperto per impedire eventuali accumuli di polline;
- Nel programmare l’escursione o la vacanza in montagna, non dimenticare di consultare il calendario dei pollini della tua destinazione. Ne abbiamo parlato qui:
- Utilizzate un cappello e gli occhiali da sole per limitare il deposito dei pollini sui capelli ed il contatto con gli occhi;
Ovviamente quando possibile e con gli opportuni accorgimenti ed equipaggiamenti necessari:
- Nei periodi di volo pollinico più intenso, programmate le vostre gite in zone di media-alta montagna: sopra i 1500 metri di quota, la presenza dei pollini cala drasticamente;
- Nelle ore più tarde della giornata la presenza dei pollini si riduce: optate per una partenza tardo pomeridiana o serale;
- Effettuate l’escursione subito dopo un temporale o una giornata piovosa: la pioggia riduce il numero di pollini che il soggetto allergico respira nel periodo di pollinazione, riducendo in tal modo i sintomi dell’allergia.
Gli acari vivono nella polvere e proliferano all’interno di tessuti imbottiti come materassi, cuscini, sacchi a pelo, peluches… e si nutrono principalmente di cellule di desquamazione della cute, forfora, corpi e frammenti d’insetti e anche di muffe; questi aracnidi possono «bere» l’umidità dell’aria mediante l’azione di sostanze igroscopiche secrete da ghiandole specializzate.
Al di sopra dei 1500 metri delle nostre montagne, gli acari sopravvivono con grande difficoltà, anche per la mancanza di umidità di cui hanno bisogno per vivere e riprodursi. Tuttavia, i soggetti allergici agli acari sotto tale quota rischiano di presentare problemi clinici a causa dell’esposizione a questo allergene, specialmente nel caso in cui il paziente soggiorni presso rifugi, baite o altre soluzioni abitative tipiche del paesaggio montano, dove gli acari possono essere presenti all’interno di oggetti d’arredo imbottiti, cuscini, materassi, coperte, ecc. anche in quantità rilevanti o maggiori rispetto all’ambiente della propria casa.
Questi alcuni consigli per evitare l’esposizione all’allergene degli acari:
- pulire attentamente gli ambienti in cui si risiede (casa, baita, stanza del rifugio…) con uno straccio bagnato.
- Nel caso abbiate una casa in montagna, soprattutto se inutilizzata per alcuni periodi, si consiglia di pulire a fondo con aspirapolvere con filtri HEPA ad acqua
- eliminare dalla casa o stanza tutto ciò che possa trattenere polveri come ad esempio moquettes, tendaggi obsoleti, coperte di lana, carte da parati, mobili imbottiti, peluches o vecchi libri.
- foderare i materassi e cuscini con idonei coprimaterasso e federe antiacaro (non esistono materassi e cuscini antipolvere!). Questo vale anche in caso di utilizzo di sacco a pelo.
- mantenere una temperatura interna di circa 20°C e una umidità max. circa 70%-80%: l’accensione dei riscaldamenti favorisce la formazione della polvere e quindi la proliferazione di colonie di acari. Se possibile, portare con sé un deumidificatore portatile.
- lavare coperte, coprimaterassi, sacchi a pelo ecc. ad elevate temperature, di circa 60°C. In caso di permanenza in una casa di montagna per un certo periodo, effettuare tali lavaggi frequentemente, almeno bimensilmente.
Oltre a pollini ed acari, in montagna un’altra fonte di pericolo importante per i soggetti allergici è rappresentata da insetti quali ape, vespa, calabrone, bombo. Questi imenotteri, attraverso il veleno che possono inoculare tramite i loro pungiglioni, possono scatenare nell’uomo reazioni locali e sistemiche di gravità variabile, fino allo shock anafilattico. Si stima che in Italia l’allergia al veleno di imenotteri sia responsabile di circa il 20% dei casi totali di anafilassi letale. La modificazione dell’ecosistema montano data dal cambiamento climatico può portare alla diffusione di tali imenotteri anche in quote precedentemente non ‘abitate’ da questi insetti.
In generale, si raccomanda a coloro che che soffrono di asma bronchiale allergico o sospettano di soffrire di forme respiratorie allergiche, di consultarsi sempre con lo specialista allergologo, al fine di effettuare una visita specialistica e stabilire la strategia di prevenzione e trattamento più adatta.
In conclusione, seguendo semplici accortezze, anche le persone che soffrono di allergia possono godere dei paesaggi meravigliosi che la montagna ci regala!
Dr. Franco Frati – Direttore Lofarma Academy
Dott.ssa Noemi De Beni – Responsabile Scientifico Lofarma Academy