L’IMPORTANZA DEGLI STUDI IN REAL LIFE
Durante lo sviluppo di un farmaco, la sperimentazione clinica comprende una serie di fasi volte a determinarne sicurezza e tollerabilità (fase 1), attività terapeutica (fase 2) ed efficacia (fase 3). Infine, la “sorveglianza post-marketing” (fase 4), attuata dopo l’immissione in commercio, permette di acquisire ulteriori e nuove informazioni non rilevabili nei precedenti studi clinici.
In questo contesto, per molti anni la comunità scientifica ha identificato gli studi clinici randomizzati (randomized clinical trials o RCTs) come unico ‘gold standard’ ai fini di dimostrare la sicurezza e l’efficacia di un trattamento.
Tuttavia, a causa degli stretti criteri di inclusione di questi trial, la popolazione di studio non rispecchia la popolazione del mondo reale, in quanto costituita da soggetti iper-selezionati con caratteristiche spesso molto diverse rispetto a quelle dei pazienti che ogni giorno si rivolgono agli ambulatori medici.
Ciò è particolarmente critico nel caso di studi relativi ai prodotti per immunoterapia allergene-specifica (allergen immunotherpy o AIT), in cui è fondamentale considerare variabili quali l’eterogeneità delle caratteristiche cliniche e socio-demografiche dei pazienti, la loro reale aderenza alla terapia, la presenza di comorbidità (ovvero coesistenza di più patologie nel soggetto), la durata del trattamento. Le evidenze generate dagli RCT non tengono conto di tali aspetti, risultando incapaci di riflettere a pieno l’impatto dei trattamenti AIT nella reale pratica clinica.
A riprova di ciò, negli anni si è osservato come l’applicazione dei criteri dei trial non fosse sufficiente, nella real practice, per garantire la completa soddisfazione dei pazienti (patient satisfaction), che talvolta interrompevano prematuramente il percorso terapeutico intrapreso (fenomeno noto come “drop out”).
Da qui l’importanza degli studi in real life, che si basano su dati provenienti dal ‘mondo reale’ (real world data o RWD) raccolti nel corso della reale pratica clinica. Tali studi, servendosi di fonti quali database clinici, registri e surveys, permettono di monitorare i benefici e gli eventuali effetti collaterali di un trattamento in una popolazione molto più numerosa/ampia/allargata e meno selezionata rispetto a quella inclusa negli studi clinici controllati tradizionali e per periodi di tempo prolungati. In questo modo, è possibile estendere alla totalità dei pazienti i dati raccolti relativamente all’efficacia – o più correttamente all’effectiveness, intesa come efficacia in circostanze abituali della pratica sanitaria, diverse da quelle ideali – e alla sicurezza di un determinato trattamento.
Il tema della sicurezza, in particolare, è percepito da entrambi medici e pazienti come un aspetto di primaria importanza nella scelta e nella continuazione dell’AIT. Per quanto ben strutturate, le sperimentazioni cliniche non riescono a stimare l’eventuale frequenza di reazioni rare o che si manifestino a lunga distanza di tempo; solo con l’apporto di studi in real life, basati su grandi numeri di pazienti e lunga durata, si garantisce che il profilo beneficio-rischio evidenziato rimanga lo stesso nella pratica clinica, nei diversi gruppi di pazienti, nelle diverse fasce di età e in presenza di patologie concomitanti.
I risultati ottenuti da studi di questo tipo non si sostituiscono alle evidenze generate da uno studio randomizzato, ma si integrano ad esse. Ad esempio, gli studi in real life permettono di ottenere informazioni riguardo pazienti che, per fenomeni di iper-selezione, vengono esclusi dagli studi tradizionali (ad es. pazienti anziani, con sintomatologia lieve, con comorbidità, fumatori, ecc..); o ancora, di analizzare finestre temporali più ampie, per studiare gli effetti del trattamento a lungo termine sulle popolazioni osservate e ottenere dati sulla qualità di vita dei pazienti. Tutte le diverse ed ulteriori informazioni estrapolate da studi di questo tipo sono utili per supportare e migliorare le scelte relative ai percorsi diagnostico-terapeutici/ decisioni a livello clinico, assistenziale, regolatorio ed economico.
Anche in Lofarma, oltre alla solida esperienza in quanto a studi interventistici tradizionali/doppio cieco randomizzati, si considera la Real World Evidence come uno strumento innovativo importante ad integrazione e supporto risultati ottenuti dagli studi clinici randomizzati, soprattutto nella fase successiva all’immissione in commercio del prodotto. Per questo, la nostra Azienda impegna le proprie risorse per portare avanti studi in real life, al fine di ampliare le conoscenze relative all’efficacia e alla sicurezza dei nostri prodotti, per garantire che il profilo beneficio/rischio si mantenga favorevole e migliorarne l’uso nella pratica clinica.